Cosa ci fa sentire italiani
Cosa ci induce a sentirci membri di una comunità nazionale, a vederci simili o diversi dai nostri vicini? Luoghi comuni, stereotipi, abitudini, vezzi, modi di dire e di fare. Ma anche una cultura, espressione del genio italiano, che ci distingue nel mondo.
Progettazione e realizzazione del percorso multimediale a cura di Dotdotdot
La cultura italiana ci unisce e ci rappresenta nel mondo, raccontando la nostra identità. Non comprende solo le opere letterarie premiate con il Nobel, le arie eseguite nei grandi teatri esteri o le tele esposte nei più prestigiosi musei, ma anche i prodotti amati dal pubblico più vasto, realizzati dalle “industrie culturali” nate nel Novecento.
Questa area tematica copre uno spettro assai ampio, dando conto della formazione dei nostri gusti: accanto alle principali espressioni artistiche troviamo giornali e riviste, libri e canzoni, trasmissioni radiofoniche e televisive, film ed eventi teatrali e sportivi di massa.
Che immagine abbiamo di noi? Come ci siamo descritti e rappresentati nel Novecento? Esistono dei caratteri oggettivi e distintivi dell’italianità, al di là dei tanti stereotipi che ci vogliono fantasiosi, creativi, sentimentali, superstiziosi, individualisti, seduttori o gesticolanti? Come si sono formati i giudizi e i pregiudizi che a livello locale, regionale e internazionale ci contraddistinguono ancora, riempiendoci di orgoglio o di vergogna? Le rappresentazioni e gli stereotipi sono sempre soggettivi, ma colgono gli elementi in cui tutti ci riconosciamo, e che vengono esplorati in questa installazione.
Maria, Francesco, Giuseppe, Aldo… ma anche Agenore, Ricciotti, Jessica, Kevin, Mohamed. I nomi che scegliamo per i nostri figli raccontano molto della cultura e dell’epoca in cui viviamo, ma anche di un passato remoto tramandato dai legami familiari. Dalla metà del secolo scorso si rompe una tradizione secolare e i nipoti non vengono più chiamati come i nonni, così il ricco vocabolario dei nomi propri si assottiglia: quelli medievali e biblici, operistici e politici, arcaici e simbolici sono sostituiti sempre più da nuovi riferimenti, spesso televisivi o cinematografici.
Culti, riti e liturgie da due millenni informano le abitudini quotidiane, le istituzioni e le strutture sociali, plasmando in profondità l’identità degli italiani. Nel nostro Paese la religione cattolica esercita un’influenza decisiva sin dalla nascita del cristianesimo e una parte fondamentale della nostra cultura affonda le proprie radici in questa tradizione– anche se in Italia sono presenti, da molto tempo, altre fedi, la cui libertà è tutelata dalla Costituzione. Un numero crescente di individui si professa ateo o agnostico o segue nuove correnti spirituali, contribuendo alla progressiva secolarizzazione della società italiana.
L’ipotesi dell’esistenza di “razze” umane si diffonde nell’Ottocento, in concomitanza con le esplorazioni geografiche e le conquiste coloniali. L’incontro con altre popolazioni ha diffuso l’idea che alcune “razze” fossero superiori ad altre per ragioni biologiche, storiche e spirituali. In vari momenti della storia e in Paesi diversi, queste teorie sono state alla base di pratiche politiche che hanno legalizzato discriminazioni e persecuzioni. La scienza ha ormai dimostrato che le “razze” umane non esistono e che la classificazione razziale ha un effetto distruttivo sulle relazioni sociali e umane.